Impossibile restare impassibili al suono del Taiko, il celebre tamburo giapponese da guerra, immancabile protagonista del Festival dell’Oriente! Con la sua potenza, il vigore dei suoi musicisti e percussionisti… Il fantastico gruppo Munedaiko, percussionisti professionisti giapponesi, farà meravigliare e stupire l’intera platea del Festival dell’Oriente con un concerto a cui sarà impossibile non avvicinarsi, un momento molto atteso dalla stragrande maggioranza del pubblico, che verrà pervaso da emozioni indescrivibili!
Taiko-ist TAKUYA è nato nel 1983 a Fukui, in Giappone. Ora vive a Monaco di Baviera, in Germania, dal 2011. Takuya suona il Taiko dall’età di tre anni. All’età di 16 anni, ha fondato un gruppo Taiko chiamato “TENRYU-DAIKO”. Nel luglio 2002 ha vinto un premio speciale del “Viennese World Youth Music Festival” a Vienna. Nel 2003 è stato accettato nell’ensemble del suo maestro Eitetsu Hayashi chiamato “FUUN-NO-KAI” ed è diventato un musicista professionista di Taiko dopo l’audizione nazionale. Da quando è diventato un musicista professionista di Taiko, si è esibito in molte occasioni come: International Taiko Festival Ecstasia, Tokyo Summer Music Festival 2004, performance al National Theatre di Tokyo con “KU-KAI-SEN-KYO” e molti altri eventi emozionanti per tutta la sua carriera. Nel 2011 Takuya è diventato un membro regolare del gruppo di batteria tedesco chiamato “Drumaturgia” ed è stato in tournée con il “World Percussion Ensemble” e Walter Lang in molte città in Europa e in Giappone. Negli ultimi anni, ha visitato oltre 22 paesi attraverso le sue esibizioni di Taiko. Nel 2015, Takuya ha debuttato come major con una delle più grandi etichette musicali in Giappone, la Nippon Columbia, con il suo primo album “TYCONIST”.
Nel 2019, il suo album originale “Beautiful Colours” è stato registrato a Londra e pubblicato sui principali servizi di streaming: iTunes, Spotify, Amazon, Deezer e Tidal nel 2020. Ha suonato tutte le parti di Odaiko, Okedo taiko e Shime taiko. Nel 2020, Takuya ha iniziato il tour con i Power Percussion e nel 2021 e 2022 è in giro per le città della Germania.
Takuya è uno dei pochissimi musicisti solisti di Taiko al mondo, che rende ogni sua esibizione squisita e indimenticabile per tutti.
Perchè aspettare la settimana di Capodanno se si può godere dello spettacolo Mochi anche all’interno del Festival dell’Oriente? Una performance che vi farà rimanere letteralmente a bocca aperta vi aspetta! Gli artisti del Mochi sono pronti per creare proprio davanti ai vostri occhi increduli la tipica torta Mochi: una torta “appiccicosa” di riso cotto al vapore giapponese!!! Ne esistono due tipi diversi: quella con fagioli rossi dolci e quella con farina di soia con zucchero, tutte e due gustosissime e dalla preparazione veramente spettacolare!
Gli artisti di Medetaya vi offriranno momenti indimenticabili e… Golosissimi!!! Benvenuti al Festival dell’Oriente… lo spettacolo è servito!
Avete mai assistito ad un’esibizione di pagliacci giapponesi “mistici”? Il Festival dell’Oriente è l’occasione giusta! La base della recitazione degli “Ojarus” proviene sia dalla tradizione antica, sia dal moderno teatro giapponese… Provate a non ridere appena saliranno sul palco con un copricapo così lungo che sarà difficile dimenticare! Il loro spettacolo ha bisogno di molta attenzione… È divertente e, soprattutto, molto stravagante! Presentano la giocoleria tradizionale e moderna giapponese, esibendosi in kimono e ballando con l’ombrello ed il ventaglio tradizionali.
La loro particolare commedia “mimata” e la loro magia sono conosciute ed amate in qualsiasi parte del mondo.
In rappresentanza del mondo asiatico e della sua millenaria cultura, sbarca al nostro festival l’artista e giocoliere Senmaru Kagami. La sua arte si ispira a un’antica e sacra tradizione propiziatoria, nata per scacciare gli spiriti maligni e ingraziarsi gli dei nei sacri templi, che consisteva nel destreggiare complesse manipolazioni di oggetti, come il ventaglio e l’ombrello.
L’artista ci rappresenta uno spettacolo tradizionale di giocoleria giapponese, fatto di anelli metallici, sfere scatole e molti altri oggetti fatti girare su un ombrello. Tazze tenute in equilibrio su un lungo palo, che sfidano le regole della fisica e tanti altri numeri di giocoleria con grande abilità, tutto davanti ai vostri occhi increduli.
Preparatevi ad uno spettacolo che vi lascerà letteralmente a bocca aperta! Il mago illusionista Giapponese Keiichi Iwasaki vi proporrà i suoi trucchi strabilianti, accompagnati dalla sua grande carica di carisma e simpatia. Uno show mozzafiato, di grande stupore e divertimento, dedicato a grandi e piccini!
L’artista Giapponese Yoshiko Kubota proporrà al Festival dell’Oriente una delle arti creative più caratteristiche della cultura Nipponica: la pittura Suiboku-Ga. Eseguita con inchiostro di china su fogli di carta di riso, questa tipologia di pittura è molto popolare in Giappone, e la maestra ne offrirà un saggio realizzando opere e ritratti per il pubblico.
Vestito tradizionale giapponese finemente tessuto in seta, rappresenta uno dei maggiori simboli della cultura tradizionale giapponese.
L’arte della vestizione del kimono cela dietro sé un complesso rituale tramandato fedelmente nel corso degli anni.
Per la maggior parte delle donne infatti è impossibile indossare un kimono senza aiuto, dato che il tipico completo da donna consiste di almeno dodici parti separate, da indossare, unire e fissare secondo regole precise. Ancora oggi esistono assistenti professionali che aiutano le donne ad indossare i kimono.
Il Cha no yu (“acqua calda per il tè”), conosciuto cialis cheap in Occidente anche come Cerimonia del tè, è un rito sociale e spirituale praticato in Giappone, indicato anche come Chado o Sado (“Via del tè”). È una delle arti tradizionali zen più note. «Il cuore della Cerimonia del tè consiste nel preparare una deliziosa tazza di tè; disporre il carbone in modo che riscaldi l’acqua; sistemare i fiori come fossero nel giardino; in estate, proporre il freddo; in inverno, il caldo; fare tutto prima del tempo; preparare per la pioggia e dare a coloro con cui ti trovi ogni considerazione » L’importanza della cerimonia è lo spirito di accoglienza, cioè il rispetto per gli ospiti e per la natura.
Rappresenta l’aspetto più tradizionale e classico della musica giapponese. Verranno eseguite canzoni legate all’Oriente, ma anche canzoni tradizionali giapponesi. Queste ultime erano la musica anticamente eseguita alla corte imperiale o nei più importanti templi buddhisti.
La musica giapponese è fortemente legata poi al teatro e si concentrava molto più sui canti e sui testi delle canzoni che sulla musica in sé. Gli strumenti classici di accompagnamento più famosi sono: il Koto, strumento musicale a corda usato all’inizio solo nella corte imperiale si diffuse poi fra il popolo; lo Shamisen, uno strumento a tre corde molto simile al liuto, utilizzato come accompagnamento nelle rappresentazioni del teatro Kabuki e nelle ballate popolari.
Ampio spazio all’interno del Festival dell’Oriente alla cultura, al folklore ed all’arte Giapponese, non soltanto tramite danze e cerimonie tradizionali, ma anche attraverso la magia della musica tipica del paese del Sol Levante.
Concerti di strumenti tradizionali, come il classico Koto (strumento cordofono appartenente alla famiglia della Cetra), e la musica lirica tradizionale Giapponese allieteranno i visitatori, trasportandoli in una dimensione incantata.
L’antica arte Bonsai (dal giapponese “albero coltivato in vaso”), così come quella del Suiseki (“pietra lavorata dall’acqua”), ha avuto origine in Cina diffondendosi successivamente in Giappone. I giapponesi nel corso dei secoli ne hanno sviluppato l’aspetto estetico-filosofico, cercando così di dare ai propri piccoli alberi (o alle pietre, nel caso dei Suiseki) lo stesso potere evocativo-emozionale che si può percepire venendo a contatto con la natura, gli alberi e le montagne.
L’origami è una tecnica, un gioco, un’arte e tutte queste cose insieme. Può piegare la carta un bambino per divertirsi, così come può farlo un matematico per studiare la geometria oppure un architetto per costruire un modello oppure un artista per creare una forma astratta.
Il termine giapponese significa “inchiostro nero” (sumi) e “pittura” (E) ed indica una delle forme d’arte in cui i soggetti sono dipinti con l’inchiostro nero in gradazioni variabili dal nero puro a tutte le sfumature che si possono ottenere diluendolo con l’acqua. Questo però non vuol dire che ogni cosa dipinta così possa meritare il nome di “sumi-e”. Il vero “sumi-e”deve rispondere a determinate caratteristiche tipiche, come ad esempio la sobrietà e la spontaneità che vanno direttamente alla sensibilità dello spettatore.
Shodo (letteralmente arte della scrittura) è l’arte giapponese della calligrafia. Derivato dalla corrispondente arte cinese (shufa) lo shodo ha influenzato altre forme d’arte giapponesi…
Con la riproduzione di un villaggio in stile giapponese, vi proponiamo un viaggio virtuale nella tradizione orientale. Potrete infatti esplorare la tipica abitazione nipponica, ricreata nei suoi spazi interni ed esterni, con un laghetto Koi e un giardino Zen. Non soltanto uno spazio strutturale, ma anche interattivo, popolato da personaggi tipici che vi permetteranno di conoscere da vicino gli usi ed i costumi, attraverso esperienze come la vestizione del Kimono, la Cerimonia del Tè Cha No Yu, lo Shodo, gli origami e molto altro ancora.
Al Festival dell’Oriente potrete scoprire non soltanto gli aspetti della tradizione culturale giapponese, ma anche quelli religiosi e spirituali. Sarà presente infatti un’area Zen, con all’interno la riproduzione di un piccolo tempio scintoista, animato da monaci immersi nelle attività classiche della spiritualità giapponese: dalla meditazione zazen alle pratiche che rappresentano un connubio tra arte e religione, come la pittura Sumi-e o l’Ikeabana.
Il Torii è il tradizionale portale d’ingresso giapponese nato come rappresentazione di un’antica leggenda giapponese, secondo la quale la Dea del Sole Amaterasu attraversò un Torii sacro per abbandonare la Terra durante un’eclissi solare e lo attraversò nuovamente per fare ritorno sul nostro pianeta una volta conclusasi. Sembra inoltre che i Torii un tempo avessero la funzione di ospitare sulla loro cima i Galli sacri dalla lunga coda, considerati i messaggeri di Dio.
Sicuramente la parte religiosa è uno dei aspetti più affascinanti della cultura giapponese ed i tipici templi buddhisti sono meta di migliaia di visitatori e fedeli ogni giorno. All’ingresso di questi edifici troviamo solitamente una grande campana che un monaco suona grazie ad un pesante palo sospeso. Al Festival dell’Oriente verrà riproposto questo rito con una di queste campane.
Dal Giappone feudale la figura dei guerrieri samurai è giunta fino a noi, grazie alla loro storia fatta di onore, fedeltà e abilità nel combattimento con la spada. Il più famoso di questi guerrieri è unanimemente riconosciuto essere Miyamoto Musashi, un Ronin (ossia un samurai vagabondo) che ha affrontato nella sua vita decine di duelli mortali, senza mai conoscere sconfitta, grazie alla sua abilità e tattica di combattimento che lo hanno fatto diventare una leggenda. È stato un innovatore nel campo della strategia e approccio mentale al duello ed una volta smessi i panni del guerriero si è dedicato all’insegnamento, alla pittura ed alla scrittura di opere di successo.
Il mito dei 47 Ronin rivive al Japan Festival grazie ad una mostra dedicata ed alla riproduzione di alcune delle tombe di questi guerrieri che sono entrati nella storia e portati alla ribalta del grande pubblico grazie ad un recente film di successo. La storia parla di una questione di onore e vendetta portata fino alle estreme conseguenze, ovvero di un gruppo di 47 ronin (guerrieri rimasti senza padrone) che decidono di vendicare la morte del loro signore cui erano fedeli, che 2 anni prima era stato condannato al suicidio rituale per avere reagito alle continue offese di un emissario dello Shogun. Il gruppo riuscirà nel suo intento, offrendo la testa dell’emissario alla tomba del loro signore, consapevoli che saranno condannati ad essere uccisi. Il loro atto di onore e fedeltà fu comunque riconosciuto con la concessione del Seppuku, l’atto del suicidio rituale riservato alle grandi ed onorabili personalità. I loro corpi furono infine sepolti a fianco del loro signore nel tempio Sengaku-ji, meta ancora oggi di migliaia di visitatori ogni anno.
Tutto il fascino e mito dei famosi Samurai rivive in questa mostra di alcune armature tipiche che indossavano questi guerrieri, addestrati, oltre che nel combattimento con la spada, a seguire un rigido codice d’onore che li vincolava al servizio e fedeltà totale verso un signore ed il suo feudo. La bellezza di queste armature risiede nella forma e colore degli elementi articolati di cui era composta e che coprivano i punti vitali dagli attacchi delle katane avversarie.
L’elemento sicuramente più particolare ed affascinante delle armature dei samurai giapponesi è sicuramente costituito dall’elmo, di forma e con elementi diversi uno dall’altro ed ornato da ampie falde ricurve o corna. Sul volto una maschera a protezione con spesso raffigurata una smorfia minacciosa e decorazioni atte ad intimorire l’avversario. In mostra potrete ammirare alcuni splendidi esempi di elmi tipici del periodo Edo.
L’arte di piegare la carta nasce nella Cina del primo secolo dopo Cristo, da qui si diffuse in Giappone, dove trovò il suo terreno ideale. Per gli orientali, in particolare per i giapponesi, l’origami ha un profondo significato simbolico e religioso, la bellezza e la fragilità dell’origami rappresentano, nello shintoismo, il ciclo vitale e la fine di ogni cosa, finalizzata ad una continua rinascita.
In mostra al Festival dell’Oriente diverse creazioni, dalle più comuni come rane e uccelli, alle più fantasiose e colorate.
Il ventaglio era originariamente utilizzato in guerra con una duplice valenza, sia come strumento di trasmissione di segnali, sia come arma, per via delle sue stecche in ferro. Col passare del tempo diventò così popolare per tutti i ceti, che venne promulgata una legge che ne limitava i decori, per differenziare quelli destinati ai nobili da quelli usati più comunemente.
Sono una delle espressioni più diffuse ed apprezzate nell’arte decorativa giapponese, coi loro colori delicati e i motivi che vanno da rappresentazioni floreali a paesaggi o riproduzioni sulla storia del Giappone.
Sono indumenti molto conosciuti ed ammirati nel mondo occidentale. Negli anni abiti come il kimono sono stati utilizzati non solo in occasioni speciali, ma anche a seconda delle destinazioni d’uso e di chi lo indossa. Indossarne uno rappresenta un’arte complessa e estremamente rituale.
Sono oggetti che fanno parte pienamente delle vita quotidiana giapponese. Le bambole imperiali vengono disposte su una piattaforma di sette gradini, con imperatore e imperatrici nelle parti più alte, abbigliati con abiti tradizionali, mentre nei gradini più bassi sono presenti le dame di corte, ministri, musicisti e i samurai.
È nel tempo che si sono perse le origini di questa antica religione, la fede nativa del Giappone, che possiede anche un ruolo chiave all’interno dell’istituzione imperiale.
I particolarissimi santuari (jinja) sono i luoghi-simbolo dello Shintō e condividono caratteristiche comuni, come avere dei portali (torii) al loro ingresso e alcune corde (shimenawa) adiacenti al luogo di culto. Splendidi ambienti naturali, cascate naturali, sontuose montagne sono ritenuti essere la dimora naturale dei kami, ovvero le divinità.
Presso l’area culturale del Giappone potrete approfondire la conoscenza della religione nativa del paese del Sol Levante.
“Per trovare un buddha devi vedere la tua natura. Chiunque vede le sua natura è un buddha. Se non vedi la tua natura, invocare i buddha, recitare i sutra, fare offerte, e osservare i precetti, sono tutte cose inutili. Invocare i buddha produce un buon karma, recitare i sutra produce una buona memoria; osservare i precetti produce una buona rinascita, e fare offerte produce futuri benefici, ma niente buddha.”
Bodhidharma (483 – 540), monaco buddhista indiano.
La meditazione Zen è una pratica direttamente connessa al Buddhismo giapponese, una forma meditativa che ha come scopo primario quello di svuotare la mente, arginare lo stress e favorire il rilassamento. La Meditazione porta il soggetto a concentrarsi sul proprio respiro, invitandolo a mettere da parte tutti i pensieri e le preoccupazioni e a vivere esclusivamente il momento. presente.
Avete mai provato a disegnare sulla carta di riso? Nella pittura tradizionale giapponese, si usa la carta di riso con china e acqua per dipingere. Cionondimeno, si possono usare anche altri pigmenti edibili e colori di origine alimentare, con tecniche particolari e molto diversi dalla nostra pittura con acquarello. Venite a provare se siete interessati. L’estetica, nei piatti giapponesi e nell’attitudine spirituale è un elemento importante quanto l’ingrediente stesso. Iscrivendoti a questo corso potrai essere introdotto nel peculiare mondo della pittura con alimenti, dove, sotto la guida di una maestra esperta, imparerai ad utilizzare pitture edibili per dipingere.
Il bentō altro non è che il tipico porta pranzo giapponese: è reperibile in disparati negozi, dai più economici, fino ai ristoranti più ricercati, ma sicuramente affonda le radici in una dimensione prettamente domestica, poiché è pratico, versatile e grazioso a vedersi. Il binomio estetica- tradizione, tanto caro alla cultura giapponese, involge anche il bentō, legato al periodo Kamakura (1185-1333), ed alla diffusione del riso bollito e confezionato nei primi bentō per essere poi consumato altrove. Fu tuttavia Oda Nobunaga, un famoso samurai, che rese popolarissimo il Bentō, distribuendolo agli ospiti del suo castello per far consumare pasti semplici e comodi. Ma il vero momento clou per il bentō giunse dopo gli anni ’80, grazie ai “konbini”, botteghe a buon mercato che vendevano merci disparate e con la diffusione del forno a microonde, che permette di riscaldare in tempi brevi i cibi preconfezionati del bentō. Iscrivendosi all’omonimo corso, imparerai a confezionare il tuo bentō e apprenderai come la parola chiave sia praticità…del resto la stessa parola bentō deriva dal termine gergale del sud del Giappone “BIÀNDANG”, che significa “conveniente”: infatti, l’idea base è quella di preparare un pranzo vario e gustoso ma comunque economicamente conveniente. Per un buon bentō, imparerai che bisogna utilizzare diverse preparazioni da distribuire nei vari contenitori: è importante porre attenzione alla suddivisione degli la distribuzione delle pietanze non è affatto casuale, bisogna prestare attenzione ad intingoli passibili di colare e verrete introdotti all’architettura di questa “scatolina delle meraviglie culinarie” e dei suoi accessori, costituiti da differenti materiali: bambù, plastica, metalli. Naturalmente l’estetica della composizione della scatola non sfuggirà a ci vi introdurrà alla costruzione del bentō: i contrasti cromatici la faranno da padroni perché, secondo lo spirito giapponese, i colori contribuiscono a rendere più appetitosa ogni pietanza.
Quella dell’origami è un’autentica produzione artistica attualmente tramandata ai bambini piccoli, affinché possano auto confezionarsi i propri giochi assieme ai primi aquiloni, autentici origami volanti. Allo stesso modo, nel rispetto delle tradizioni orientali, alle bambine venivano insegnate quelle forme di origami che da adulte avrebbero dovuto abbellire la loro casa. In questo corso, impartito da maestri di origami di comprovata esperienza, grandi e piccini potranno essere guidati nella semplice ma rigorosa arte di piegatura della carta, con la possibilità di confezionare veri e propri gioielli di carta.
È un simpatico pupazzetto bianco, di materiale cartaceo o di stoffa, a forma di fantasmino, che tradizionalmente i contadini giapponesi erano soliti appendere alle grondaie delle loro abitazioni, a scopo apotropaico, per scacciare la pioggia ed attirare il bel tempo. Iscrivendosi a questo corso, grandi e piccini verranno iniziati all’attività di assemblaggio e costruzione del loro Teru Teru Bozu, che potranno utilizzare per garantirsi il sole 365 giorni l’anno!
Soffermandoti ad osservare la filiera della lavorazione della paglia di riso, ti sembrerà di tornare temporalmente indietro, entrando in una dimensione rurale fatta di storia, tradizione ed artigianato.
Il Japan Village ospita, infatti, un gruppo di abili artigiani e contadini giapponesi che, sotto i tuoi occhi, simuleranno la raccolta del riso e l’arte della lavorazione del suo scarto, la paglia, per la fabbricazione degli oggetti più utili e disparati: calzari, amuleti scacciaguai, scope, piccoli oggetti abrasivi utilizzati per la pulitura ecosostenibile di accessori di cucina e stoviglie.
Per prima cosa, balzerà agli occhi la loro indiscutibile abilità manifatturiera, che ci riporta con la mente alle nostre campagne fino al secondo dopoguerra, ove l’arte del riuso era frammista all’abilità di mastri artigiani e di avveduti contadini dalle mani d’oro, capaci di mettere a frutto un’abilità tramandatasi di padre in figlio ed oggi perduta! Tuffati in un viaggio a ritroso nel tempo, che ti permetterà di immergerti, virtualmente, nella realtà di un Giappone rurale, fatto di sapienza, manualità e tradizione encomiabile. Un suggestivo riuso degli scarti della coltivazione del riso!